2016 nasce il Raduno “quadrato”!

A fine giugno di quest’anno, dopo qualche settimana dal Raduno “triangolare” di Bologna, il Segretario dell’ACTI Milano, grande appassionata di arte e storia dell’arte, preferibilmente di Milano e hinterland, suggerisce un’idea provocatoria, contrapporre, in maniera giocosa, una zona della Francia assai conosciuta da noi camperisti quale quella della Loira e dei suoi castelli e ville ad una zona forse meno conosciuta del Nord Milanese che, per semplificare definiremo, anche se impropriamente, Brianza che, attraversata dal Canale Villoresi unisce due perle quali Villa Visconti Borromeo Arese Litta a Lainate a Villa Arconati a Castellazzo di Bollate.
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Accettata la sfida contattiamo i camper club interessati quali il Camper Club Bollate ed il Camper Club Lainate ed iniziamo a stilare il programma prendendo contatto con i responsabili dei vari siti, l’Amministrazione Comunale di Lainate dove abbiamo deciso farà sede il Raduno che in maniera sempre scherzosa abbiamo intitolato: “Castelli della Loira? No grazie, meglio le Ville della Brianza”; saggiamo la fattibilità del percorso ciclabile che, lungo il Canale Villoresi, in meno di dieci chilometri unisce Villa Litta a Villa Arconati. A fine luglio è tutto pronto, ma il terzetto, vale a dire ACTI Milano, C.C. Bollate e C.C. Lainate, ritiene che un’iniziativa del genere debba avere un respiro che vada oltre la Lombardia, ed ecco entrare in scena il quarto protagonista nella persona dell’amico Claudio, Presidente del C.C.C. Bologna, il quale non solo aderisce entusiasticamente diffondendo il programma del Raduno a tutti i suoi contatti in agenda, ma suggerisce altresì la data per il Raduno stesso: si terrà nell’ultimo fine settimana di settembre.
Così venerdì 23 settembre, nel pomeriggio, nel parco di Villa Litta, in una zona servita da acqua, scarico (anche se solo per cassette) ed energia elettrica, una ventina di equipaggi provenienti dall’Emilia, dal Veneto e dalla nostra bella Brianza si ritrovano per questa nuova avventura, in serata presentazione del programma ed a seguire rinfresco a base di sangria e dolcetti poi tutti a nanna perché l’indomani sarà una giornata campale.
Sabato mattina alle 9,00 siamo già pronti con le nostre bicicletta per percorrere la ciclabile del Villoresi, Stefania, la nostra guida, ci spiega la storia del Canale Villoresi, la sua costruzione, la sua funzione e naturalmente la figura del suo ideatore, vale a dire l’Ingegnere Eugenio Villoresi da cui il canale prende il nome; terminata la lezione in una bellissima mattinata soleggiata in un’oretta di pedalata raggiungiamo la frazione Castellazzo di Bollate, nel bel mezzo del Parco delle Groane, e, di conseguenza, la Villa Arconati.

ville2Villa Arconati, detta anche la piccola Versailles, è uno splendido esempio di barocchetto lombardo settecentesco ed è monumento nazionale. La villa si trova su un vertice di un ampio giardino quadrangolare, a fianco delle corti e della chiesetta del borgo agricolo di Castellazzo. Il complesso è circondato da boschi, brughiere e terreni coltivati per circa 200 ettari. Presso la Strada statale 233 Varesina, tra Bollate e Garbagnate, fra due statue feline su piedistalli e due obelischi, si diparte la Via dei Leoni, che tra due file di carpini bianchi conduce al cancello principale d’ingresso della villa. Per la sua importanza nella regione del milanese Villa Arconati ebbe una grande storia e si trovò a ospitare una grande quantità di opere d’arte, libri, manoscritti, spartiti, mobili d’arte. Fra gli oggetti più celebri che sono stati conservati nella villa ricordiamo il Codice Atlantico di Leonardo da Vinci (donato da Galeazzo Arconati nel 1637 alla Biblioteca Ambrosiana, dove si trova tuttora) e i bassorilievi del Monumento funebre a Gaston de Foix, scolpiti da Agostino Busti detto il Bambaja (forse discepolo dello stesso Leonardo), ora ai Musei Civici del Castello Sforzesco di Milano.
Gran parte di questo patrimonio è andato disperso o è stato ceduto. Rimangono alcuni capolavori, tra cui la grande statua marmorea di Tiberio, alta, senza il basamento del XVII secolo, circa tre metri, e gli affreschi nel salone delle feste: Il carro del Sole, La caduta di Fetonte e l’Allegoria del Tempo. Questi dipinti di scene mitologiche, incorniciate da grandiose architetture trompe-l’oeil, sono l’opera di maggior prestigio dei fratelli Galliari, pittori e scenografi del Teatro alla Scala di Milano.
Notevoli sono inoltre i giardini alla francese che si sviluppano a sud e a est dell’edificio, rarissimi in Italia, di elevato valore architettonico. La struttura dei giardini è molto formale, con tre assi prospettici principali da cui si dipartono assi diagonali minori. Vi si trovano carpinate, statue, fontane, vasche, un laghetto, orangeries, voliere e i “teatri” (statue o gruppi scultorei messi in risalto da quinte in muratura o vegetali) di Diana, Pompeo, Ercole e Andromeda.
Villa Arconati ha sofferto un lungo periodo di abbandono e necessita di urgenti restauri e fino a pochi anni fa era chiusa al pubblico per tutto l’anno.
Attualmente è sede della Fondazione Augusto Rancilio, impegnata, oltre che nella promozione di attività culturali e didattiche, in un importante progetto di restauro e riconversione culturale. La Villa è apparsa nel corso degli anni in diversi film italiani.
Terminata la visita rientriamo sui nostri passi fermandoci in un parco a Garbagnate per consumare il pranzo al sacco, ritornati ai camper ci aspetta il meritato riposo anche perché la serata si prospetta altrettanto intensa quanto la mattinata.
Alle 18,45, puntuali come avessimo tutti un orologio svizzero al polso, siamo all’interno della struttura poco distante dalla sede del raduno dove ceneremo, in maniera ottima e abbondante mi vien da dire, e così è infatti; due ore dopo siamo di fronte all’ingresso nobile di Villa Visconti Borromeo Arese Litta (più avanti la chiamerò, per semplicità, solo Villa Litta) dove ci aspetta la guida dell’Associazione Amici di Villa Litta per la visita guidata al Ninfeo.

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L’intero complesso di Villa Litta fu ideato verso il 1585 da Pirro I Visconti Borromeo il quale, ispirandosi alle ville della Toscana medicea, trasformò in luogo di delizie un possedimento lainatese con cascinale sino ad allora impiegato per attività di produzione agricola che già era parte dei possedimenti di suo padre Fabio I. Per il suo scopo Pirro I, mecenate milanese dotato di vasta cultura e di molteplici interessi, si avvalse della collaborazione dei migliori artisti di area lombarda, tra i quali l’architetto Martino Bassi, già all’opera nella Fabbrica del Duomo di Milano, gli scultori Francesco Brambilla il Giovane e Marco Antonio Prestinari, i pittori Camillo Procaccini e Pier Francesco Mazzucchelli detto il Morazzone, Giovanni Battista Volpino e Agostino Lodola.
Oltre ai lavori di sistemazione architettonica del palazzo, Pirro impostò il giardino lungo l’asse di penetrazione da sud verso nord, interrotto ortogonalmente dall’edificio del ninfeo e culminante a settentrione in un’esedra.

Il ninfeo o “edificio di frescura”, suggestivo complesso architettonico costituito da una successione di ambienti decorati a mosaico e con grotte artificiali, destinato ad accogliere la cospicua collezione museale del conte, è considerato uno degli esempi più importanti in Italia Settentrionale per la ricchezza delle decorazioni e la varietà dei giochi d’acqua: il sofisticato impianto di questi ultimi, azionato dalla meccanica di un pozzo, è ancora oggi messo in funzione, per la gioia dei visitatori.
Negli anni immediatamente successivi al Catasto Teresiano del 1721, Giulio Visconti Borromeo Arese, ultimo erede della famiglia, costruì il Palazzo Occidentale, conosciuto anche come “Quarto Nuovo”. Intorno alla metà dello stesso secolo la Villa passò in eredità al genero quest’ultimo, il marchese Antonio Litta, il quale si dedicò con fervore al rinnovamento del giardino secondo i canoni estetici tardo settecenteschi in auge nelle residenze di villeggiatura delle nobili casate milanesi, inaugurando così un ulteriore periodo di splendore dell’intero complesso. Egli vi attuò grandi lavori di sistemazione scenografica, moltiplicandone gli effetti prospettici, creando quinte e fondali, costruendo ex novo la facciata del Ninfeo.

All’inizio dell’Ottocento vi lavorò l’architetto Luigi Canonica che sistemò all’inglese (in linea con quanto aveva fatto alla Villa Reale di Monza) il giardino sulla parte occidentale della proprietà e l’agrumeto. La villa continuò a prosperare fino al 1870, quando il declino della famiglia Litta, parte attiva nei moti per l’Unità d’Italia, condusse, nel 1870, alla confisca della Villa ad opera del demanio statale. Divenuta nel 1872 proprietà del barone Ignazio Weill Weiss, la dimora passò nel 1916 al suo contabile Erminio Riboni e nel 1932 alla famiglia Toselli, che vi introdusse la coltivazione su larga scala delle orchidee.
La seconda guerra mondiale segnò il decadimento della villa che si protrasse sino al 1970 quando venne acquistata ville3infine dal Comune di Lainate, grazie al quale, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Ambientali e Architettonici di Milano e con il concorso di interventi pubblici e privati, questo prezioso monumento ha oggi ripreso a vivere con lo splendore di una volta.
Il monumentale ninfeo, che si erge poco lontano dal palazzo, costituisce uno dei luoghi di delizie più sorprendenti e raffinati della cultura rinascimentale in Lombardia. Fu celebrato nel tempo da molti visitatori illustri (citiamo per tutti Stendhal).
Vissuto in contatto con i Medici, i Gonzaga e molte delle altre maggiori famiglie nobiliari, Pirro I Visconti Borromeo, seguendo la moda del tempo, non volle esser da meno nel costruire un edificio destinato al piacere e allo svago, capace di celebrare il rango sociale da lui raggiunto.

Progettato dall’architetto Martino Bassi e realizzato tra il 1585 ed il 1589, questo “edificio di frescura” rispecchia – nell’ideale sintesi tra natura e cultura – i raffinati gusti estetici di Pirro: un edificio pensato per suscitare meraviglia, ornato di statue, mosaici, grottesche e di altre opere che rimandano alla classicità romana, ricco di fontane e di invenzioni di ingegneria idraulica capaci di stupire e divertire gli ospiti, popolato da sale decorate con affreschi e mosaici, idonee ad ospitare suggestivamente le proprie raffinate collezioni.
La pianta dell’edificio è rigorosamente simmetrica e si dispiega attorno al così detto Atrio dei Quattro Venti, un ambiente ottagonale a cielo aperto, con un bel pavimento a mosaico, sulle cui pareti rivestite di travertino trovano posto nicchie con statue di divinità romane e decorazioni musive a grottesche. La simmetria dell’edificio tuttavia è, per così dire, mascherata dalla varietà degli ambienti incontrati nei quali il visitatore sembra smarrirsi: grotte popolate di statue che favoleggiano un mondo fantastico, sale decorate con misteriosi intrecci di figure geometriche, floreali ed antropomorfe, ambienti – come il Cortile delle Piogge- che sorprendono gli ospiti con i giochi d’acqua e gli scherzi che ingegnosi congegni meccanici (automatici o azionati a comando da fontanieri nascosti) riservano loro. I famosi scherzi che avevano impressionato Stendhal consistono soprattutto in una grande dovizia di zampilli d’acqua improvvisi, resi possibili dai congegni azionati dalla pressione idraulica ottenuta grazie ad una caduta di circa 20 metri dell’acqua raccolta in un grande serbatoio posto in alto nella cosiddetta Torre dell’Acqua che domina il ninfeo.

JpegDopo un lungo periodo di decadenza e dopo la dispersione di molte opere d’arte che lo popolavano, a partire dal 1990 il ninfeo è tornato ad accogliere ed a stupire i visitatori grazie all’iniziativa del comune di Lainate e all’opera volontaria della “Associazione Amici di Villa Litta”.
Si fa fatica a pensare che questo luogo di delizie sia sorto negli anni in cui, sul piano religioso, si stava consolidando il rigore etico ed il disegno controriformistico concepiti da San Carlo Borromeo. Pirro I, in qualità di fiduciario della Fabbrica del Duomo, conosceva tutti i più rinomati artisti che operavano nel Ducato di Milano, esponenti di quel manierismo lombardo che tanta parte ebbe nell’attuazione del programma devozionale che San Carlo affidava all’arte sacra. Molti di essi furono chiamati a Villa Litta dove, impegnati su un ben diverso registro artistico, contribuirono a realizzare una delle più giocose opere profane del tardo rinascimento lombardo. Tra di essi va menzionato in particolare Camillo Procaccini che inventò per i soffitti della sale una decorazione composta da misteriose grottesche antropomorfe, realizzate con ciottoli bianchi e neri incastrati dapprima sul disegno preparatorio e dipinti poi con colori a tempera, dal turchese a diverse tonalità d’ocra.
Terminata questa visita che definire “incredibile” è dir poco, anche per il brio della guida che ha saputo coinvolgerci con capacità a dir poco attoriali, ci aspetta il meritato riposo.
Domenica mattina ci attende il Museo Storico dell’Alfa Romeo per la gioia di tutti i partecipanti maschi, scopriremo però successivamente che anche alle signore la visita non è risultata sgradita, anzi. Accompagnati da una giovane fanciulla in veste di guida entriamo in quelli che, una volta, era la palazzina direzionale dello stabilimento Alfa Romeo, qui possiamo godere, su sei piani di esposizione, di tutta la storia del rinomato marchio italiano di automobili, la visita non risulta assolutamente noiosa, tutt’altro, supportata da elementi multimediali come ormai abitudine nei moderni musei, alla fine una piccola nota giocosa, un filmato in 4D di una decina di minuti ci immerge, legati ai sedili come fossimo sopra un’automobile da corsa, in un inseguimento mozzafiato attraverso la storia guidando le vetture Alfa Romeo da quelle degli anni ’30 a quelle di oggi.
Nel pomeriggio concludiamo con l’ultimo tocco di cultura, ci aspetta, infatti, ancora Villa Litta con la visita dei suoi interni, sia quelli del ‘500 che quelli del’700.
Si conclude così un raduno che ha avuto come filo conduttore l’acqua, da quella del Canale Villoresi che unisce le due ville oggetto del raduno stesso, a quella utilizzata da Pirro Visconti Borromeo per i suoi scherzi e giochi d’acqua all’interno del Ninfeo a quella spruzzata sui visitatori durante il filmato 4D al Museo Storico dell’Alfa Romeo, ma già stiamo progettando una nuova esperienza che vedrà protagonista principale chi, nel milanese, ha lavorato molto nel campo dell’acqua, vale a dire Leonardo da Vinci, ma per questo nuovo capitolo auspichiamo che un altro camper club voglia unirsi al “consorzio” perché il prossimo raduno sia “pentagonale” perché “insieme si può”, anzi “si deve”.
Massimo Borghi
Presidente ACTI Milano

2 Commenti

  1. Permettetemi una scherzosa riflessione sull’articolo che in sostanza è la prima cosa che mi è venuta in mente guardando la prima fotografia (tra l’altro la più grande) che immortala 4 baldi e rotondi giovani dal colorito, oserei dire dubbio, raffiguranti probabilmente l’allegria e la soddisfazione per il risultato del Raduno .
    Le altre foto mostrano alcuni bei momenti delle giornate passate insieme camminando, pedalando e ascoltando tutte le belle e interessanti informazioni che la validissima guida ha dato ai partecipanti.
    Esperienza insegna che dopo giornate di questo tipo e con temperatura ancora estive è difficile vedere facce così sorridenti e mi sono domandato come mai.
    Poi ho capito andando a sfogliare qualche foto su facebook dove la cultura sembra aver lasciato il posto a qualche “tavolata”.
    Ecco risolto il mistero delle facce sorridenti, lucide e soprattutto rotonde.
    Battute a parte, complimenti per l’iniziativa a carattere culturale che spesso manca nelle iniziative dei Club .

    Ciao a tutti Daniele

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