Carnevale a Venezia

Nei giorni 17 – 19 febbraio 2017, il Camper Club Challenger & Chausson ha organizzato un incontro a Venezia per il Carnevale. Gli equipaggi si sono sistemati presso l’Area di sosta Venezia Porta Ovest a Oriago di Mira (VE). Un’affascinante immersione tra storia, tradizioni e modernità.

Il Carnevale di Venezia è tra i più noti per il fascino che, da secoli, esercita su cittadini e turisti, per il fasto che veste le maschere, per l’euforia che invade calli e campielli, per i molti eventi che si intrecciano giorno e notte, per le suggestioni che le gondole portano in giro scivolando lungo i canali.

carne_17_02Secondo quanto attesta un documento che racconta di divertimenti pubblici nei giorni precedenti la quaresima, era il 1094 quando, per la prima volta, si festeggiò il Carnevale a Venezia, ma, solo due secoli dopo, fu ufficializzato come festa pubblica dal Senato della Repubblica.  Il Settecento fu il periodo d’oro per Venezia luogo dalle infinite suggestioni: era il mondo del gaudente e galante Giacomo Casanova, la città accoglieva pittori come Fragonard, Guardi, Canaletto e Tiepolo, era la patria di Carlo Goldoni, uno dei più grandi autori del teatro europeo. In particolare, Venezia con le sue brume e i suoi romantici canali, durante il Carnevale con le sue fantasiose ed eleganti maschere, divenne meta di artisti, scrittori, musicisti, avventurieri e bellissime dame di tutto il mondo: Sissi d’Austria, Wagner, Byron, George Sand, Ugo Foscolo.

Ma, alla fine del Settecento, con la caduta della Repubblica di Venezia, a seguito dell’occupazione napoleonica prima e quella austriaca dopo, per timore di ribellioni e disordini da parte della popolazione, i festeggiamenti del Carnevale furono annullati, per riprendere solo nel 1979, due secoli dopo, quindi; nel giro di pochi anni Venezia è tornata ad essere il grande teatro della festa più fantastica, colorata, gioiosa e più caratteristica per le sue maschere.

carne_17_03I riti del Carnevale affondano le radici in antichi culti che festeggiavano il risveglio della natura con la primavera alle soglie, ma per il loro carattere ricordano i Saturnalia, festa religiosa dell’antica Roma, di carattere popolare, in onore del dio Saturno. Siccome però, si svolgevano nell’ultima settimana di dicembre, i Saturnalia sono stati spesso accostati alle nostre festività di Natale e Capodanno. Il motto di queste feste era “Semel in anno licet insanire” (“Una volta all’anno è lecito non avere freni”): durante questi festeggiamenti era sovvertito l’ordine sociale: gli schiavi potevano considerarsi temporaneamente degli uomini liberi, e potevano comportarsi di conseguenza; veniva eletto, un princeps – una sorta di caricatura della classe nobile – a cui era assegnato ogni potere. Il “princeps” era in genere vestito con una buffa maschera e colori sgargianti tra i quali spiccava il rosso (colore degli dèi). Era la personificazione di una divinità infera, protettrice delle campagne e dei raccolti.

Similmente, i governanti veneziani concedevano, per un breve periodo dell’anno, ai ceti più umili di diventare simili ai potenti, concedendo loro di poter burlare pubblicamente i ricchi e le persone di potere, indossando una maschera sul volto.

Nei tempi antichi il Carnevale era anche la grande festa della fecondità della terra, che, dopo il sopore invernale, doveva foraggiare le mandrie e le greggi e dare i suoi frutti agli esseri umani. Il Carnevale univa riti di fecondità con l’allegria: tradizioni antichissime collegano il riso, le danze e le burle alla fertilità della natura e degli uomini nell’idea di sconfiggere la morte e i lutti.

Eppure, è importante rilevare che il carnevale è una festività di tradizione cattolica essendo collegata direttamente alla Pasqua, che cade sempre, ogni anno, la domenica dopo la prima luna piena di primavera. Inoltre, il termine “carnevale” è strettamente legato al periodo quaresimale durante il quale i fedeli devono astenersi dal mangiare carne: “carnevale” deriva proprio dal latino “carnem levare”, ossia “togliere la carne” dall’alimentazione.

carne_17_04 Essere a Venezia è sempre un’emozione, ed esserci per il Carnevale è un’esperienza particolare. Arriviamo a Venezia sabato mattina e l’impatto è insolitamente coinvolgente: subito, fuori dalla stazione, ci accolgono un vivace andirivieni di gente e diversi ambulanti: baracchini con maschere di vario tipo, frutta secca e fresca, souvenir, vetri, ventagli, suonatori, musicanti e piccoli laboratori di trucco lungo le strade pronti a disegnare una maschera sul volto di quanti lo desiderino.

In giro si cominciano ad incontrare le prime persone in maschera, interpreti consapevoli di personaggi lontani dalla loro quotidianità, perciò importante è travestirsi. Le maschere sono le protagoniste di ogni carnevale, ma qui a Venezia hanno un senso particolare: Qui non ci sono i grandi carri o i magnifici fantocci di cartapesta che rappresentano o imitano la realtà.

Travestirsi e scendere in strada è lo spirito del carnevale veneziano: turchi, abiti settecenteschi, ombrellini, maschere fantasiose, personaggi misteriosi, intere famiglie di nobili, famiglie di pirati, un’orgia di colori, coriandoli, stelle filanti, gruppi di donne che cantano, ballano e beffeggiano, i tanti ponti invasi da piccoli e grandi, tavoli di bar o di ristoranti con personaggi di altra epoca e di altre etnie, e hai l’impressione di trovarti in un’altra dimensione e storia. È fantastico che tutte le maschere orgogliose del proprio costume si mettano in posa e si lascino fotografare da chiunque lo chieda.

Il sabato, nel pomeriggio, abbiamo assistito al passaggio del sontuoso corteo che accompagna le dodici Marie, bellissime fanciulle veneziane, al cospetto del Doge che le attende in piazza San Marco, dove, secondo una usanza storica, dona loro la dote per il matrimonio: un’occasione unica per ammirare abiti d’epoca e costumi della tradizione veneziana.

Tra tutte le Marie che sfilano, il martedì grasso viene prescelta la più bella che, l’anno successivo, sarà impegnata nel volo dell’Angelo, detto anche Colombina.

In attesa delle Marie, la Piazza è animata da rievocazioni storiche, spettacoli di artisti circensi, sfilate di maschere.

Di ritorno all’area di sosta, abbiamo cenato tutti insieme nella sala a nostra disposizione, concludendo con tanti dolci, con tanti giochi di bambini, con tanti canti, con tanta allegria.

Il presidente ha ringraziato i gestori dell’area di sosta omaggiandoli con il gagliardetto del Club.

La domenica mattina: immersione totale nella folla, una vera moltitudine di turisti e di veneziani accorsa per assistere al Volo dell’Angelo che è, di certo, l’evento più spettacolare del Carnevale di Venezia. Piazza San Marco è letteralmente gremita e coinvolge l’improvviso silenzio quando l’orologio inizia a rintoccare a mezzogiorno, perché all’ultimo battito, l’Angelo si stacca dal Campanile e inizia la sua lenta discesa verso il Doge che l’aspetta all’altro lato della piazza: tutti con il naso all’insù, applausi, fotografie, emozione.

Defluire verso Riva degli Schiavoni è stata una vera impresa: la folla si muoveva scomposta, senza alcun controllo né indicazione, senza corridoi creati per incanalare la ressa …

Per problemi logistici e di tempo, non abbiamo partecipato ad altri eventi che questo fastoso Carnevale aveva in programma: balli, cotillon, cioccolate danzanti, minuetti, cene di gala, eventi musicali e teatrali presso i palazzi d’epoca più belli della città e negli alberghi più rinomati. Eppure, poche ore di questo Carnevale hanno provocato emozionanti sensazioni e lasciato immagini particolari.