E’ auspicabile che il plein air cambi dopo il virus

Ciascuna guerra, nella sua tragicità, oltre a produrre vittime e disastri finchè dura, lascia inevitabili segni anche dopo. Quella che stiamo vivendo è stata giustamente da molti paragonata a una vera e propria guerra, non tra uomini, come le altre, ma tra questi e la natura, tra soggetti considerati finora dominanti e un altro dominato e esasperatamente “sfruttato” (è per questo che avrà deciso di vendicarsi?). Durante la pandemia, specialmente nella fase della convivenza col virus (successiva al “lockdown”) la cui durata è al momento imprevedibile e che si potrebbe riproporre con questo o altri virus, data la oramai paventata capacità di reinventarsi in maniera sempre più pericolosa di questi invisibili organismi, la società in cui viviamo ha dovuto operare alcuni cambiamenti o adattamenti, inventando nuove cose o rispolverando e applicando su più larga scala meccanismi già esistenti, prima riservati a particolari o limitate categorie di soggetti, come le riunioni a distanza comprese le attività scolastiche, la ferrea applicazione di norme salva-igiene, una più rigida applicazione dei protocolli di sicurezza nei posti affollati, e molto altro…. Verrebbe da chiedersi se questa situazione, al momento percepita come strana e surreale, lascerà solo macerie o anche qualcosa di buono e soprattutto permanente. Molti sono convinti della seconda ipotesi e a noi piacerebbe schierarci tra questi, se non altro nella speranza, anche per il turismo itinerante, di un mondo migliore.

In effetti quante volte abbiamo assistito a scene di campeggi o aree di sosta accogliere equipaggi in misura esorbitante rispetto a una decente capienza? A chi non è capitato anche casualmente di notare operazioni di “scarico” eseguite con un approssimativo rispetto dell’igiene delle strutture relative? Per non parlare della organizzazione di associazioni e altri organismi similari, che per accogliere partecipanti provenienti da sedi diverse nell’organizzare assemblee necessarie per il loro funzionamento o anche per un semplice incontro, facevano salti mortali a causa delle esigue disponibilità finanziarie, dovendo quantomeno rimborsare gli spostamenti.

Sono solo alcuni esempi di come invece il distanziamento di almeno tre metri tra gli ingressi dei veicoli ricreazionali in fase di stazionamento previsto dai recenti dispositivi, una più rigida delimitazione delle piazzole, una più frequente sanificazione non solo dei luoghi da utilizzare “in comune” come bagni o punti di scarico, ma degli stessi mezzi fermi nelle piazzole, non possano che migliorare la qualità della vita di chi pratica questa forma di turismo, rendendola più sicura. Anche riguardo alle associazioni, pur escludendo le formali assemblee che di tanto in tanto servono non solo per poter decidere guardandosi da vicino, ma per il semplice piacere di incontrarsi, molte altre riunioni ora si riescono a fare “da remoto” aumentandone la frequenza e riducendone i costi.

Anche Confedercampeggio, che ha rappresentanti in tutte le regioni italiane, come ripetuto nei precedenti articoli sta utilizzando le videoconferenze per incontri sempre più frequenti tra presidente, segretario generale e consiglieri nazionali, con i presidenti delle federazioni regionali, per elaborare proposte e soluzioni ai problemi del momento.

Nell’ultima videoconferenza si è parlato tra le altre cose della attuale situazione del tesseramento, che vede la riconferma di numerosi soci con percentuali confortanti in molte regioni, a dimostrazione che nella Confederazione Italiana Campeggiatori l’associazionismo si manifesta ancora una volta come una delle forme più nobili di aggregazione umana poichè pur senza utili o compensi, molti sono disposti ad impegnarsi e a sostenere gli altri e inoltre i soci, nonostante il momentaneo rallentamento delle attività sociali per cause dipendenti da fattori esterni, stanno continuando a rimanere vicini ai rispettivi club di appartenenza. E’ come dire che di fronte a un parente o amico momentaneamente “in panne”, non gli si volta le spalle ma gli si rimane accanto, per dargli una mano, in attesa di poter riprendere insieme la stessa strada.

Tra alcuni altri temi esaminati, il pagamento del corrispettivo in questo periodo a campeggi o aree di sosta va pagato per intero o solo in parte?

Per soddisfare (ancorchè  in sintesi e senza vincoli legali) le richieste di numerosi soci, ci siamo avvalsi in proposito del parere di alcuni professionisti. Senza entrare troppo nel dettaglio in quanto occorre rapportarsi alle diverse situazioni a seconda del tipo di servizio offerto da dette strutture, si è dell’avviso che per il semplice rimessaggio ci sia poco da discutere poiché niente di quanto accaduto in questo periodo può avere influito su questo tipo di servizio, a meno che non rientrante in un contratto più ampio, che contempli oltre a questo l’offerta di altri servizi (ad esempio piscine, discoteche, animazione o altro) da erogare solo in determinati periodi (campeggi o aree di sosta estivi o in zona di mare) o durante tutto l’anno (soprattutto campeggi di montagna o invernali). Il totale o parziale annullamento o anche la temporanea riduzione di detti servizi se contrattualmente previsti come compresi nel prezzo, purchè non siano previsti esoneri di responsabilità da parte del gestore per certi eventi, può determinare una riduzione commisurata al minor servizio fornito e in alcuni casi addirittura l’annullamento del corrispettivo, fatta eccezione (lo si ribadisce) per quello relativo a servizi realmente erogati o resi disponibili, come rimessaggio, “carico e scarico”, fornitura di elettricità, ecc..

Si invita in ogni caso anche qui ad adoperare sempre il buon senso, ricordando che è spesso preferibile raggiungere un buon accordo piuttosto che affrontare lunghe e penose situazioni legali. Andrebbe inoltre cercato un giusto equilibrio tra l’esigenza di ciascuno di noi di vedersi giustamente ridotto il prezzo di servizi non erogati o erogati solo in parte, con quella di chi gestisce i campeggi o le aree di sosta, da cui spesso trae il sostentamento di intere famiglie, non avendo colpa di quanto accaduto. Non va infine dimenticato che la stessa sopravvivenza di alcune strutture probabilmente non andrebbe vista nel solo interesse di chi la gestisce, ma anche di chi ne ha da tempo apprezzato il servizio e che gradirebbe continuare a usufruirne.

Restiamo dell’avviso che ragionando, i problemi si risolvono, quando invece ci si scontra, nessuno vince.

Il Presidente    Giovanni Grassi