I Compianti in Bologna

Alcuni anni fa, avevo accompagnato due amici di passaggio in città, in un tour per Bologna. Era stata una visita rapidissima; avevamo a disposizione poco più di tre ore, il tempo tra il treno da cui erano scesi e quello su cui avrebbero dovuto risalire per proseguire il loro viaggio. Per l’occasione avevo studiato un percorso ad anello che comprendeva le 10 cose che un turista deve assolutamente conoscere della mia città. Al termine della nostra corsa contro il tempo, mi avevano ringraziato e promesso che sarebbero tornati con più calma.

Finalmente, hanno tenuto fede alla promessa fatta. Telefonicamente mi hanno chiesto se potevo accompagnarli a visitare di nuovo uno dei luoghi dove eravamo già stati e che li aveva affascinati e turbati contemporaneamente: il Compianto in Santa Maria della Vita. Ho accettato con piacere, a patto che mi avessero poi seguito a vederne altri due in altre due chiese bolognesi. E così siamo andati in giro per Compianti.

I Compianti

A questo punto è necessaria una breve premessa su cosa si intenda per Compianto. Il Compianto sul Cristo morto è un soggetto dell’arte sacra cristiana, divenuto molto popolare a partire dal XIV secolo. In esso si vede Gesù deposto dalla croce, circondato da personaggi che ne piangono la morte. In genere sono 7; si tratta di coloro che, secondo i Vangeli, assistettero alla sua morte e si occuparono della sua sepoltura: Maria, San Giovanni Apostolo, Maddalena e le pie donne, Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo (Vangelo di Giovanni 19, 38-40). Uno per tutti, citiamo ad esempio quello di Giotto nella cappella degli Scrovegni a Padova.

Nel campo della scultura il termine Compianto identifica un gruppo di statue, di grandezza naturale, con Cristo morto collocato al centro della scena e le altre figure disposte attorno ad esso, in modo da favorire l’immedesimarsi dei fedeli nel dramma rappresentato.


A Bologna, nel raggio di alcune centinaia di metri, se ne possono ammirare tre:
1. Chiesa di Santa Maria della Vita, autore Niccolò dell’Arca, terracotta, 1463-90 circa;
2. basilica di San Petronio, autore Vincenzo Onofri, terracotta, 1490-95 circa;
3. cattedrale di San Pietro, autore Alfonso Lombardi, terracotta, 1522-26;

Da notare che tutte le opere sono in terracotta. La produzione delle sculture in terracotta costituisce un capitolo particolarmente rilevante dell’arte sacra in Emilia; diceva Adolfo Venturi nella sua Storia dell’Arte Italiana (1908) che “nell’Emilia sprovvista di marmi non fiorirono scultori propriamente detti; dediti alla creta crebbero plastici di fama”.

La nostra visita ha seguito l’ordine qui sopra indicato non tanto (o forse non solo) per qualità artistica delle opere, quanto per loro distribuzione geografica ed anche realizzazione temporale.

Complesso Santa Maria della Vita

Chiesa Santa Maria della Vita

Il Complesso monumentale di Santa Maria della Vita è situato in Via Clavature 8/10. Ricco d’opere d’arte è noto ai bolognesi per il capolavoro di Niccolò dell’Arca (1435 circa – Bologna, 1494). Niccolò arrivò a Bologna attorno al 1460 e fu subito molto attivo in città. Il soprannome dell’Arca deriva da un’altra opera a cui si dedicò: la risistemazione dell’Arca di San Domenico, che custodisce le spoglie del Santo, nella omonima Basilica e che era stata iniziata due secoli prima da Nicola Pisano e dalla sua bottega (in particolare Arnolfo di Cambio).

Entrando nella chiesa, in una nicchia a destra dell’altar maggiore, si incontra il Compianto.

Compianto nella Chiesa di Santa Maria della Vita

È un’opera con sette figure a grandezza naturale in terracotta con tracce di policromia, della quale non si conosce né la datazione, né l’esatta disposizione di ciascuna figura. Straordinaria è la drammaticità di alcune di queste. Da sinistra: Giuseppe d’Arimatea inginocchiato con il martello in mano e la tenaglia alla cintura, colui che chiese a Pilato il corpo di Cristo e lo depositò nella tomba, Maria di Salomè la madre di Giacomo il Maggiore e Giovanni l’Evangelista, la Madonna, San Giovanni Evangelista, Maria di Cleofa, che con le mani cerca di allontanare da sé l’orrore del Cristo morto, Maria Maddalena tradizionalmente posta ai piedi del Cristo in quanto peccatrice, a cui aveva lavato i piedi asciugandoli con i propri capelli.

Compianto in Santa Maria della Vita – le streghe

Opera dalla storia certamente travagliata. Basti citare a tal proposito due fatti che l’hanno riguardata.
Originariamente vi era un’altra figura raffigurante Nicodemo e questa aveva il volto di Giovanni II Bentivoglio signore di Bologna. Questa statua venne distrutta dal popolo quando Giovanni venne cacciato nel 1506.
Inoltre, nel 1779, il Compianto venne trasferito all’esterno della chiesa in un piccolo cortile che dava sulla via del mercato, di fronte al macello pubblico e lì, esposta alle intemperie, rimase per un secolo esatto; la cosa produsse grossi danni all’opera.
In quei tempi, le madri bolognesi ammonivano i bambini che facevano capricci minacciando di portarli dalle streghe. E in effetti le espressioni di alcune di queste statue esprimono e trasmettono una angoscia violenta.


Gabriele D’Annunzio, ricordando il suo incontro con il Compianto il 14 novembre 1878 e le sensazioni violente e sublimi che il poeta ne ricavò, scrisse in proposito:

“Intravidi nell’ombra non so che agitazione impetuosa di dolore.
Piuttosto che intravedere, mi sembrò esser percosso da un vento di dolore,
da un nembo di sciagura, da uno schianto di passione selvaggia.”

Oggetto di un riuscitissimo restauro risalente a circa 30 anni fa, si pone ora come un’opera senza paragoni apparenti nel panorama della scultura italiana del XV secolo e non ebbe una significativa influenza nella scuola emiliana dell’epoca.

Chiesa di San Petronio

Proseguiamo nel tour che io e i miei amici abbiamo fatto spostandoci di un centinaio di metri nella Chiesa di San Petronio. Qui, in una nicchia di un pilastro absidale, troviamo un altro Compianto, dai toni però molto più pacati e, oserei dire, convenzionali.

Compianto in Chiesa di San Petronio

Opera di Vincenzo Onofri, scultore attivo a Bologna tra il 1493 e il 1524, che si distinse nell’arte sacra, principalmente eseguendo opere in terracotta. Pur agendo negli stessi anni di Niccolò dell’Arca, di cui è spesso considerato il continuatore, il suo lavoro sembra risentire maggiormente dell’opera di Guido Mazzoni, anche lui scultore della terracotta attivo in Emilia, e di quella dei pittori ferraresi, approdati in quegli anni a Bologna, Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa. Di questi ultimi sentì l’influenza anche per quanto riguarda i procedimenti di stesura del colore.

Compianto in San Petronio – particolare

Proprio la presenza del colore è la prima differenza che immediatamente si nota tra questo ed il precedente Compianto. Mentre le vicende storiche e conservative hanno portato alla perdita quasi totale del colore in Niccolò dell’Arca, nell’Onofri è stata trovata, sotto quattro strati di ridipinture successive, la coloritura originaria molto ben conservata.

Interessante notare come, pur essendo tutte le figure (gli stessi soggetti del Compianto di Niccolò) cariche di espressività, l’assieme risulta piuttosto freddo.

Cattedrale di San Pietro

Terminata anche questa visita ci siamo spostati ancora di un paio di centinaia di metri e siamo entrati in San Pietro, la Cattedrale di Bologna. Qui, all’ingresso, nella prima cappella sulla destra abbiamo trovato il terzo Compianto, quello di Alfonso Lombardi (Ferrara, 1497 circa – Bologna, 1537).

Lombardi è stato uno scultore attivo soprattutto a Bologna, ove si trasferì appena ventenne; malgrado la esistenza relativamente breve, eseguì molte opere che, per lo più, sono tuttora presenti nelle chiese più importanti della città. Lavorò prevalentemente con stucchi e terrecotte, ma dimostrò di saper scolpire il marmo e realizzare formelle in bronzo, oltre ad acquisire una certa fama come ritrattista. Il suo Compianto è temporalmente l’ultimo dei tre, essendo datato attorno al 1524. Fu commissionato dalle monache benedettine di S. Margherita e donato alla Cattedrale nel 1582.

Compianto nella Cattedrale di San Pietro

I personaggi presenti qui sono 8, quindi tutti quelli canonici. Oltre al Cristo, sono da sinistra, Giuseppe di Arimatea, Giovanni Evangelista, le tre Marie (Maria di Cleofa, Maria la madre di Gesù e Maria di Salomè), Maria Maddalena e Nicodemo. In quest’opera il Lombardi attenua i toni angosciosi di Niccolò dell’Arca per assumere aspetti più misurati.
Tuttavia, è interessante notare l’espressione dei personaggi, che lasciano trasparire tutto il dolore per la morte di Gesù.


Giordano Nicoletti


Dove sostare col Camper

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