La novella di Nastagio degli Onesti


“Classe” è una frazione di Ravenna, attorniata dalla pineta, il cui nome deriva dal latino Classis che significa flotta: infatti, come si legge nella storia della zona, dove oggi sorge il centro abitato, in epoca romana vi era un porto che ospitava una flotta permanente della marina militare dell’impero. In epoca bizantina il porto divenne, poi, sede principale della flotta di Costantinopoli in Occidente.
Proprio in questa zona, Giovanni Boccaccio ambientò una novella del suo Decameron.

Il Decameron

Composta tra il 1349 e il 1353, l’opera racconta la vicenda di dieci giovani, sette donne e tre uomini, che, per far fronte all’emergenza sanitaria e morale della peste, che imperversava nel 1348, sconvolgendo i costumi cittadini, fuggirono da Firenze, e si ritirarono in una amena villa di campagna, dove trascorsero dieci giornate narrandosi vicendevolmente cento novelle.

Franz Xavier Winterhalter – Decameron – 1837
Riuniti in una villa di campagna, ogni giorno, i giovani eleggono un re o una regina che ha il compito di scegliere il tema su cui raccontare le novelle, come quello dell’avventura, del motto e della beffa, della fortuna, e della natura, cioè dell’amore.

Nastagio degli Onesti

La storia di Nastagio degli Onesti è narrata da Boccaccio nell’ottava novella della quinta giornata del suo Decameron, e venne scelta per il contenuto a lieto fine di una vicenda d’amore. Il testo racconta, infatti, di un amore tormentato e di difficile realizzazione, che si conclude felicemente, grazie all’ingegno del protagonista e alla forza trainante del sentimento amoroso.

La novella fu, poi, fonte di ispirazione per il pittore Sandro Botticelli che la dipinse suddivisa in quattro pannelli (1483), forse commissionati da Lorenzo il Magnifico per un dono nuziale destinato alla famiglia Pucci.
Attualmente, tre di questi pannelli sono esposti al Museo del Prado di Madrid e il quarto è a Palazzo Pucci a Firenze.

Lo sfondo è la Ravenna del Duecento, dove Nastagio, un nobile che ha ereditato cospicue ricchezze, arde d’amore per una giovane donna, più nobile e ricca di lui, appartenente alla famiglia Traversari. L’ostacolo alla realizzazione della passione amorosa è nel carattere, crudo e sprezzante, della bellissima donna.
Per conquistare le sue grazie, Nastagio dilapida tutte le sue sostanze in continue feste, soffrendo profondamente per i ripetuti rifiuti sdegnosi dell’amata, che resta del tutto indifferente al prodigarsi del giovane innamorato.

Sperperato quasi tutto il suo patrimonio, Nastagio pensa al suicidio, ma, convinto dall’insistenza degli amici, si allontana da Ravenna per cercare di dimenticare la donna amata.

Primo pannello

Un giorno, inoltratosi nella pineta nella zona di Classe, il giovane assiste all’orribile scena di una giovane inseguita da due cani e da un cavaliere nero armato di spada.
Nastagio, mosso a compassione, brandendo un ramo a mo’ di bastone, si fa incontro ai mastini e al cavaliere per difendere la fanciulla, ma l’uomo a cavallo, chiamandolo per nome, lo redarguisce consigliandogli di lasciare fare a lui e ai suoi cani perché la donna merita quella punizione.

Nel primo pannello, leggibile da sinistra a destra, Nastagio vaga triste per il suo amore respinto, al centro affronta i cani, mentre, a destra, la giovane è azzannata.
La scena è concitata e drammatica, in contrasto con il sereno sfondo paesaggistico che rimanda alla città di Ravenna.

Secondo pannello

I cani afferrano i fianchi della sventurata e il cavaliere smonta dalla sua cavalcatura.
Nastagio gli si fa incontro esprimendo lo sdegno per quel che sta accadendo; a questo punto il cavaliere, rimasto fino a quel momento anonimo, rivela la sua identità.
Gli rivela di essere Guido degli Anastagi di Ferrara, un suo antenato, e gli racconta che la caccia alla donna si ripete ogni venerdì in quello stesso luogo, e altrove negli altri giorni, e rappresenta la condanna inflitta alla donna per la sua crudeltà. Infatti, lui, innamorato e rifiutato, si era ucciso meritando la condanna all’inferno e l’amata, ritenuta colpevole della sua morte, era stata condannata a scontare una straziante pena per tanti anni quanti erano stati i mesi lungo i quali aveva rifiutato, con sprezzo e crudeltà, il suo profondo amore.
La fanciulla deve scappare e lui inseguirla; una volta raggiunta deve ucciderla, aprirle la schiena, strapparle il cuore e le interiora e darle in pasto ai suoi cani.
A questo punto la scena del supplizio si svolge sotto lo sguardo attonito del giovane ravennate, ma alla fine dell’esecuzione la donna “risorge” e la tremenda caccia ha nuovamente inizio.

Nel secondo pannello del dipinto è ritratto Nastagio che si allontana spaventato, mentre il cavaliere strappa le visceri alla donna, e i cani si nutrono voracemente delle sue interiora.
Sullo sfondo la caccia è ripresa. La donna, ormai ricomposta, riprende la fuga, sempre inseguita dai cani e dal cavaliere nero.

Terzo pannello

Nastagio aguzza l’ingegno, e organizza, in quello stesso luogo, un pranzo per il venerdì successivo, invitando genitori, amici, parenti e, fondamentalmente, la famiglia dei Traversari con la donna amata. Fa preparare un pranzo fastoso e fa sistemare i tavoli sotto i pini, intorno al posto dove aveva assistito allo scempio della donna.
Arrivata l’ultima portata del suntuoso banchetto, tutti i presenti sentono le urla disperate della donna nuda rincorsa dal cavaliere nero, assistono alla macabra scena e ascoltano la successiva spiegazione del cavaliere.

Nel terzo pannello suggellato dalla presenza dello stemma mediceo, il Botticelli ritrae la scena del banchetto: le donne sono poste a sinistra, gli uomini occupano la porzione centrale.
Tutto è in subbuglio a causa del sopraggiungere della fanciulla azzannata dai cani.
Tutto è in subbuglio a causa del sopraggiungere della fanciulla azzannata dai cani.

Quarto pannello

Le donne si spaventano moltissimo, soprattutto la figlia dei Traversari, che, terrorizzata dalla visione, ascoltando la spiegazione del cavaliere, pensando alla crudeltà che aveva sempre avuto nei confronti di Nastagio, si ravvede, tramutando il suo rifiuto in amore e acconsentendo a sposare Nastagio.
Il matrimonio avrà luogo la domenica successiva.

Il banchetto di nozze è raffigurato nell’ultimo pannello. La tavola imbandita è ospitata sotto una solenne architettura classica, nella cui parte terminale è riconoscibile un arco di trionfo.
Gli stemmi posti in alto fanno riferimento alle famiglie Pucci e Bini.
Personaggi e suppellettili sono testimonianza di usi e costumi dei banchetti nuziali dell’epoca.

La novella utilizza il linguaggio proprio dell’amore “cortese”, un sentimento capace di nobilitare e affinare l’uomo.

Al centro della trama, Boccaccio pone l’intelligenza e l’astuzia degli innamorati, i quali, per conquistare la donna amata, devono abbattere le regole e le convezioni “cortesi”, e alla donna affida il compito esemplare di far capire ad altre donne che, in amore, non devono mostrarsi sdegnose ed altere, ma, pena la condanna infernale, essere “arrendevoli a’ piacere degli uomini”.

Elia Patalano

Dove sostare col camper

Coloro che vogliono visitare i luoghi teatro della novella
Camping Classe Village
Via Catone
48124 Lido di Dante RA
Telefono: 0544 492005